mercoledì 29 luglio 2015

Nodi (3)

La Riu lo guardò con le sopracciglia inarcate finché non sentì il rumore della porta dell’ascensore che si richiudeva.
«Pensiamo a tutto noi?» ripeté, quando fu sicura che Marrano non potesse sentire.
«Ma certo» ripeté anche Sensi, con un sorriso storto. «Domattina, dopo essercene andati a casa e aver provato a dormire. C’è un caldo fottuto, qua. E c’è un caldo fottuto anche a casa mia. A San Benedetto si stava quasi bene. In cima a via dei Colli?».
La Riu spense il computer e prese la cartellina del caso, che era ancora praticamente vuota, per riporla.
«È un peccato che Mainardi non sia qua per cogliere i tuoi velatissimi accenni, Ermanno. Non sono sicura di voler essere la sostituta per il resto della nottata, in ogni caso».
Sensi le lanciò un veloce sorriso. «No, guarda. La sostituta era Ginny. Sai che non mento su questa roba. E potrei tornare a San Benedetto, ponendo di non perdermi nelle gallerie, ma solo per il fresco. D’altro canto... il fresco mi attira anche a casa tua. Potresti dimostrare un po’ di buon cuore e lasciarmi almeno dormire lì, se proprio non vuoi mescolarti con me in nessun altro modo».
L’ispettrice sbuffò, prese le chiavi della macchina e spense la luce dell’ufficio, facendo cenno a Sensi di uscire.
Sensi la premette contro il muro, chinandosi a baciarla.
«Fa così caldo che non ho nemmeno voglia di usare impropriamente il ripiano immacolato della tua scrivania» le mormorò nell’orecchio, divertito.
«È cheap» gli fece notare lei.
«Almeno non voglio legarti».

*

Intorno a mezzanotte erano entrambi nel letto di lei. Si erano anche fatti una doccia, sebbene non fosse servito a molto. Il sudore ricompariva quasi subito. Sul soffitto della camera della Riu c’erano delle pale bianche che giravano lentamente, producendo un gentile spostamento d’aria. Aria calda, comunque, come quella che entrava dalla finestra aperta.
«Quand’è che dovrebbe piovere?» mormorò lui, ripetendo la domanda che tutti si facevano in continuazione.
«Domani» rispose lei, senza convinzione e senza distogliere gli occhi dal soffitto. «Fanno giochetti sado-maso, quei due?».
«A quanto pare li fa tutto il mondo. Ci hanno scritto pure quel libro, Quarantanove gradi di febbre» rispose lui, un po’ assonnato. Ma era troppo caldo per riuscire ad addormentarsi di colpo dopo il sesso. E comunque era troppo caldo anche per il sesso. La sveltina in questura l’aveva quasi ammazzato.
«Se la febbre ti sale a quarantanove muori» specificò la Riu, precisa come suo solito. «Sopra i quarantacinque, massimo quarantasette, le cellule non resistono».
Sensi rise sottovoce. «Ti sei informata. Hai anche letto il libro?».
Lei fece una smorfia. «Ci ho provato. Non mi avvince. Ai Marrano invece piace, mh? La foto che hai lasciato sul display... ah, Cristo. Sono una moralista».
«Non direi» disse Sensi. «Non credo che in questo caso c’entri qualcosa, comunque. Anzi, penso che significhi che hanno un legame solido o boh. Mi stanno sul cazzo i ricchi bastardi come loro. Tirano in mezzo la colf nei loro giochi e non le pagano nemmeno i contributi. Non si fa. Quindi, vedi, sono un po’ moralista anch’io».
La Riu si voltò a metà e gli diede un bacino sull’angolo della bocca. Quel maledetto, pensò, ma disse: «Sei un sacco moralista, a conoscerti. Ma hai ragione. Non riesco a sentirmi coinvolta. L’avranno rapita per soldi?».
Sensi sbadigliò. «Non è detto. È una bambolina di porcellana, anche lei. Hanno il loro pubblico».
«Anche lei? Ah, Ermanno».
Lui sorrise. «Di solito le donne esteticamente perfette a letto sono noiose, ma, sai, uno ci prova lo stesso, sperando di beccare l’eccezione. Si stendono e aprono le braccia. O vogliono essere legate. Perché vogliono tutte essere legate, Rosanna? Che cosa c’è di divertente? Sembro un tipo a cui piace legare le donne?».
«Tu? Sì».
Sensi sbuffò. «Cristo. Non possiamo alzare la velocità di quelle ventole?».
«Possiamo, ma domattina saremo tutti annodati».
Lui rise. «Mi prendi in giro? Annodati?».
«Volevo dire...»
«Lo so. Sono ipersensibile. Ma qual è l’alternativa? Restare svegli con le ventole al minimo? Quanti gradi ci sono? No, non voglio saperlo. Come si fa a rapire una con questo caldo? Non può essere per il sesso, Rosa. A chi verrebbe mai voglia di scopare con trentadue gradi di sera? Rapire una tizia, lottare, sopraffarla, legarla e poi violentarla mentre quella scalcia? Ah, lascia stare, domanda del cazzo. Lo so che qualcuno che ha voglia di darsi lo sbattimento si trova sempre».
«Considerando il tuo exploit in questura? Non ho il minimo dubbio».
Sensi le rivolse un sorriso lento. «Tu non scalciavi».
«In effetti. E comunque è stato cheap, continuo a pensarlo».
«Hai spruzzato dell’amuchina sul ripiano della tua scrivania, dopo. Lo capisci che proverò a convincerti a rifarlo ogni volta in cui sarà possibile solo per questo?».
«Per rompermi le palle?».
«Mh».
«Io penso che sia andata all’Esselunga».
Sensi si voltò completamente verso di lei. «Sei un balsamo per il mio ego».
«La maggior parte dei supermercati chiude alle otto. Se è partita di casa alle sette e mezza le sarebbe mancato il tempo per fare la spesa e pagare, in uno di quelli. O forse ce l’avrebbe fatta, ma per un pelo. La Coop del centro commerciale chiude alle nove, ma il parcheggio è gigantesco, se devi comprare solo un paio di cose è scomodo. L’Esselunga chiude alle nove e il parcheggio è relativamente piccolo. Io sarei andata lì».
«Domani andiamo a vedere» sbadigliò lui. «Guardiamo i filmati delle telecamere. Ma non puoi escludere che sia andata al super più vicino, il Basko. Scommetto che andava sempre lì. I sacchetti sono verdi. Se conosceva la disposizione della merce, entrare, prendere quello che le serviva e pagare sarebbe stato un attimo. Domani andiamo anche lì. Sarà romantico».
Lei rise. «Che cosa ti fa credere che voglia fare cose romantiche, con te?».
«Allora sarà sexy. Solo se c’è l’aria condizionata, però».

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