domenica 8 agosto 2010

Quello che non sai - 8

“Abbiamo un problema.”

Salvemini sobbalzò. Era appena entrato nel portone del suo palazzo, un condominio su viale Garibaldi in cui il prezzo al metro quadro aveva da lungo tempo superato il livello “fantascienza”, e stava per accendere la luce, che in realtà avrebbe dovuto già essere accesa, quando aveva sentito la voce.

“Sensi?” chiese, leggermente incerto.

Il commissario accese la luce. “Già. Forse è meglio se andiamo a fare un giro.”

Salvemini annuì e riaprì il portone. Sensi scivolò fuori, le mani in tasca e l’espressione neutra.

“Quindi ha fatto qualche progresso,” disse il questore, mentre si avviavano lentamente lungo viale Garibaldi. Era una via dai larghi marciapiedi, costeggiata dai platani, e a quell’ora della sera riusciva a essere quasi fresca.

“Ho la lista delle persone immortalate nei dvd,” disse Sensi, senza guardarlo, “e so chi li ha in mano ora.”

“Sì?”

“Ignazio Bonanni.”

Salvemini si fermò. “No,” disse, e per un secondo sembrò profondamente angustiato.

“Sì,” ribadì Sensi.

“I ladri lavoravano per lui?”

L’altro si strinse nelle spalle. “Questo non ha importanza. Voleva sapere chi ha i video, no? Be’, li ha lui.”

Salvemini riprese ad avanzare, leggermente più curvo. “E l’elenco dei nomi…”

“Ecco, questo è divertente,” sorrise Sensi. “Metà delle persone su quell’elenco non è particolarmente ricattabile. Alcuni hanno messo in internet le proprie imprese sessuali.”

Salvemini si limitò a guardarlo.

“Gli altri, però,” continuò Sensi, “immagino che non gradirebbero la pubblicità.”

“Come ha intenzione di procedere?” chiese Salvemini, neutro.

“Prendere tutte le vacanze che mi restano non servirebbe a molto.”

Il questore non sorrise. “No, non servirebbe a nessuno. Suppongo che l’elenco dei nomi sia… significativo.”

“Vuole che glieli riferisca?”

“Santo cielo, no. Voglio soltanto sapere che cosa ha intenzione di fare, Sensi.”

Ormai erano arrivati in piazza Garibaldi, ossia in fondo alla strada. Tornarono indietro.

“Dovrò parlarne con Tudini,” disse Sensi.

“Tudini non è…”

“A Tudini non ha mai salvato le chiappe, lo so. Ma è la persona che ne sa di più in assoluto su Bonanni.”

Salvemini, a malincuore, annuì. “Molto bene. Ma non racconti più dello stretto indispensabile. E… Sensi?”

“Sì?”

“L’hanno denunciata per abuso in atti d’ufficio. Lei, ufficialmente, in quel momento non era in servizio.”

Sensi restò in silenzio.

“Non voglio darle un incentivo,” aggiunse Salvemini. “Tanto perché lo sappia.”

“Probabilmente l’avrei preferito,” rispose l’altro.

“L’avrei preferito anch’io. Arrivederci.”

Sensi osservò la massa compatta del questore che si allontanava verso il suo portone. Sembrava preoccupato e questo non era un buon segno.

Quando era quasi arrivato alla porta, Salvemini si voltò. “Un’ultima cosa. Lia.”

Sensi si strinse nelle spalle.

“Sta bene?” chiese Salvemini.

Sensi scosse la testa. “No,” rispose, e se ne andò.

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