martedì 17 agosto 2010

Quello che non sai - 16

Sensi la definiva stregoneria da supermercato. Quando potevi procurarti la maggior parte degli ingredienti all’Esselunga e ti bastava conoscere le parole giuste.

In un certo senso, era un po’ come cucinare. La buona notizia era che non ti servivano strani oggetti o strani posti, la cattiva era che lui era sempre stato un pessimo cuoco.

Così come tutte le volte che aveva provato a fare un risotto gli era venuto fuori senza sale o mezzo bruciacchiato, tutte le volte che si era cimentato in una stregoneria da supermercato qualcosa era andato storto.

Osservò l’assortimento di generi alimentari sul bancone della sua cucina e si maledisse per non essersi portato un taccuino, a Medesano.

Si riallacciò i pantaloni e appoggiò in un angolo il bicchierino da grog pieno a metà di sperma. Sperma e sangue erano due ingredienti ricorrenti, nelle stregonerie da supermercato. Si chiedeva perché all’Esselunga non avessero ancora creato un reparto apposta.

Buttò giù un po’ di Red Bull, visto che la produzione di sperma gli aveva causato una certa sonnolenza.

Accese un fornello e iniziò a mescolare il contenuto puzzolente della sua unica pentola col fondo d’acciaio. Ovviamente nemmeno la lavastoviglie sarebbe riuscita a eliminare i resti, avrebbe dovuto buttare via tutto, pentola compresa.

La definizione “a fuoco lento” l’aveva sempre lasciato un po’ perplesso. Che cosa voleva dire “fuoco lento”? Il fuoco non si muoveva, restava solo lì, attaccato al fornello.

Mescolò un altro po’.

Doveva aggiungere del sale grosso. Sale marino. Ne buttò una cucchiaiata nella pentola, consapevole del fatto che il sapore della zuppetta non ne avrebbe tratto alcun giovamento.

Mescolò ancora.

Fece partire il microonde. Latte di capra caldo, diceva la ricetta. O era latte di capra appena munto? Come se uno potesse andare all’Esselunga e comprarsi una capra viva e con le mammelle piene. Tirò fuori il latte di capra dal microonde e lo versò nella mistura. L’odore continuò a essere raccapricciante.

Uno alla volta, buttò nella pentola anche gli altri ingredienti. Mescolò, osservò la poltiglia giallastra che bolliva piano piano e aggiunse anche il succo del suo corpo, come i veri occultisti amavano definire il prodotto di due o tre seghe.

Osservò ancora la schifezza che bolliva in pentola. Sperava solo che l’odore non si propagasse troppo, altrimenti la signora Vettori sarebbe venuta sicuramente a lamentarsi.

Tirò fuori il coltello a serramanico e si fece un taglio su un dito della mano sinistra. Si arrivava sempre a quello, pensò, vagamente infastidito. Il suo sangue gocciolò lentamente nella pentola maleodorante.

Recitò la formula arcana meglio che poteva, cercando di compensare le eventuali dimenticanze con un tono ispirato e mistico.

Concluse con un “Funziona o mi incazzo,” che a suo parere dava sempre degli ottimi risultati. Tranne che tutte le volte precedenti, ovvio.

Alla fine spense il fuoco e coprì la pentola. Quello nella ricetta non c’era, ma se doveva aspettare che la pappetta si raffreddasse era meglio che lo facesse senza impestare ulteriormente l’ambiente.

Accese lo stereo e si sedette sul divano, aspettando.

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