giovedì 12 agosto 2010

Quello che non sai - 12

Era stato di pessimo umore tutto il giorno. Il papà del ragazzino a cui aveva rotto il vetro della macchina l’aveva denunciato e, per di più, il video in cui prendeva un pugno era finito su internet. Aveva smesso di contare i colleghi che lo salutavano con una finta alla faccia.

Aveva smesso di preoccuparsi dell’alone giallastro che aveva ancora sotto l’occhio.

Aveva passato l’intera giornata a evitare Salvemini e a cercare di non pensare a quella sera. Almeno a evitare Salvemini ci era riuscito, anche se l’aveva avvistato un paio di volte e aveva un’aria più nera della sua. Tudini sembrava incazzato e questa era un’altra cosa alla quale Sensi aveva cercato di non pensare.

Poi era arrivata la sera e si era ritrovato a incrociare nel parcheggio dell’Unieuro mangiando i pop-corn che aveva comprato al multisala lì vicino. Un sacco di pop-corn, che in seguito aveva vomitato dietro un cespuglio.

Poi aveva bevuto della pepsi.

Poi aveva camminato ancora, avanti e indietro, avanti e indietro.

Poi era andato nel bagno del multisala a pisciare, dopo aver scoperto che per entrare doveva comprare il biglietto di uno spettacolo.

Poi era uscito di nuovo nel parcheggio e aveva ricominciato a camminare avanti e indietro, avanti e indietro.

Stava quasi per andarsi a comprare un pacchetto di sigarette che non avrebbe fumato, quando finalmente arrivò la macchina che aspettava. Era una Maserati Gran Turismo color fumo e non passava propriamente inosservata. Si fermò accanto alla sua jeep come una balena spiaggiata.

Lia scese un istante dopo, con addosso un completo-pantalone di lino bianco che la faceva sembrare una missionaria. Rossetto color corallo, occhi dalle lunghe ciglia contornate di nero.

“Me l’ha dato!” rise, allegra come una bambina, mostrandogli un dvd dalla custodia rigida.

Sensi la osservò in silenzio.

“Ehy, ti ho detto che…”

“Stai bene?”

Lei rise, una risata da bambina. “Non è stato per niente difficile. Aveva già capito che questo filmato non gli serviva a niente. È stato molto… educato.”

Sensi annuì.

“Raccontami che cos’è successo,” disse.

“Qua? In questo squallido parcheggio?”

“Abbi pietà.”

Lei sorrise e gli si avvicinò di un passo. “Oookay, amore, ma più tardi…”

“Non baciarmi,” disse lui, facendo un passo indietro. “C’è gente.”

Sulla fronte di Lia si formò una piccola ruga verticale. “Che cosa c’è? Adesso hai paura che ti scopra la tua ganza? Mi ero fatta un’idea diversa di te.”

Sensi scosse la testa. “La ganza non c’entra niente. Raccontami che cosa è successo.”

Lei sbuffò. “Sei una tale palla quando diventi tutto ligio. Va be’.” Si avvicinò di nuovo, ma questa volta non cercò di baciarlo, si limitò ad abbassare leggermente il tono della voce. “Dunque, sono andata in via Torino, ho citofonato…”

“La versione breve,” la interruppe Sensi.

“Mi ha fatto entrare in casa…”

“Com’è fatta?”

“La casa?”

“Mh.”

Lei ci pensò un attimo. “Ho visto solo il soggiorno, ma c’erano altre quattro o cinque porte. Il soggiorno non era niente di speciale. Mobili del Mercatone, roba così. Una grossa tv, dozzinale.”

“Ok.”

“Gli ho detto del dvd e lui mi ha chiesto perché lo rivolessi. Ho fatto la sentimentale, mi riesce bene.”

Sensi sorrise. “Questo è vero.”

“Alla fine ha detto che me l’avrebbe ridato. È andato a prenderlo nella seconda stanza a destra. Non ho visto bene, ma credo che fosse la camera da letto.”

“Ok.”

“Poi gli ho chiesto se ce n’erano delle altre copie, e lui ha risposto di sì. Gli ho chiesto se potevo avere anche le altre e lui ha fatto per tornare nella stanza di prima, ma poi ha cambiato idea. Ha detto che gli avrebbe fatto piacere tenerne una, per uso personale. Ha detto proprio così: uso personale. Allora ho sorriso e gli ho detto che poteva. Mi ha salutato gentilmente.”

“È tutto?” chiese Sensi.

“Pensi che ci sia andata a letto?” replicò lei, leggermente innervosita.

“Te lo sto chiedendo.”

“Perché avrei dovuto farlo?”

Sensi si limitò a inclinare la testa da un lato.

“Sei proprio stronzo.”

“Al massimo, curioso. Ma, no, non sono curioso. Semplicemente, mi serve saperlo.”

Lei guardò verso il cielo, sbuffando. “No, non ci sono andata a letto. Non vado a letto proprio con tutti, va bene?”

“Ok,” si limitò a ripetere, lui.

“Lo sai che sei incredibile? Non vuoi che ti baci in pubblico, ma poi ti arrabbi se pensi che sia andata a letto con un altro.”

Sensi rise. “No, credo che tu non abbia capito.”

“Ah, quindi non sono solo una puttana, sono anche scema,” replicò lei, gelida.

“Ecco, non penso nessuna delle due cose.”

“E che cosa, pensi, allora?”

Lui sorrise. “Ho due biglietti per un filmaccio d’azione.” Li tirò fuori dalla tasca e glieli mostrò.

“Mi vuoi portare al cinema?” fece lei, incredula.

“Se ti va.”

“Ma non ti posso baciare.”

Lui fece segno di no con la testa.

“Quindi perché non possiamo andare a casa mia e fare l’amore?”

Sensi sbloccò le portiere della sua jeep. “Non ho mai detto che non possiamo.”

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