venerdì 23 ottobre 2009

Clamidia - 38

Sensi stava per vomitare. Non capiva perché erano dovuti salire sulla seconda lancia della Guardia di Finanza e gettarsi all’inseguimento dell’Arsenio anche loro.

La lancia sussultava paurosamente, come se ogni onda che incrociavano desse un pugno sotto la chiglia. Sensi, aggrappato con entrambe le mani al parapetto, era verdastro.

“Fatemi scendere…” implorò, a bassa voce. La Riu, che era accanto a lui in equilibrio perfetto senza bisogno di sorreggersi da nessuna parte, gli tirò una gomitata nelle costole per invitarlo al silenzio.

Sensi si piegò fuori bordo e vomitò.

“Quel Mars era il mio unico pranzo in due giorni…” si lamentò, risollevandosi. Poi si chinò di nuovo e vomitò un po’ di acidi gastrici.

“Li hanno quasi raggiunti, signore,” lo informò la Riu.

Sensi provò a guardare.

Davanti a loro l’Arsenio creava una doppia scia bianca nel mare cupo del tramonto. Immediatamente dietro, la lancia grigia della Guardia di Finanza gli era quasi addosso, a sirene spiegate..

“Fermate immediatamente quest’imbarcazione!” disse una voce, da un altoparlante.

“È quello che dico anch’io,” borbottò Sensi, aggrappandosi disperatamente al parapetto.

Dall’Arsenio provenne un colpo di pistola, che passò sibilando sopra la prima lancia e si conficcò senza danni subito sotto il bordo del parapetto della barca in cui erano Sensi e i suoi uomini.

“Merda,” disse la Riu, estraendo l’arma di ordinanza.

“Ispettrice, non faccia pazzie,” protestò debolmente Sensi.

“Ma ci stanno sparando!”

“Sì, me ne sono accorto. Stanno già rispondendo i finanzieri là davanti.”

In effetti dalla prima lancia si erano levati alcuni colpi di pistola.

“Sono troppo lontani!”

Sensi soffocò un altro conato di vomito. “Se sono troppo lontani loro, figuriamoci noi. E poi, senza offesa, lei ha una mira di merda.”

La Riu aggrottò la fronte, un po’ offesa. Lei si esercitava diligentemente al poligono ogni mese, la sua mira era più che decente.

“Allora spari lei!” ribatté, inacidita. Bisognava ammettere che almeno una cosa quell’uomo inutile la sapeva fare, ed era usare una pistola. Non che si fosse sforzato per ottenere quel risultato, era semplicemente uno dei molti doni che la natura aveva distribuito senza pensare.

“Fossi scemo. Non mi convincerà a staccarmi da questo coso. Potrei essere sbalzato in mare.”

“Non mi dica che non sa nuotare!”

“Non è che non so nuotare, è che galleggio male… va be’, forse potrei sdraiarmi lì davanti, se qualcuno mi tiene per i piedi.”

Nel frattempo vari proiettili continuavano a passare sopra le loro teste. Sensi non era preoccupato di questo: erano alti e imprecisi, e chiaramente i ladri avevano una mira anche più merdosa di quella della Riu. Quello che lo preoccupava era di finire in mare. Non era un tipo marino.

L’ispettrice gli staccò una ad una le dita dal parapetto e lo portò quasi di peso verso prua. Sensi cadde senza grazia in ginocchio, poi si lasciò scivolare con la pancia sulla coperta.

“Okay… qualcuno può dirmi che cosa dovrei colpire?” chiese, cercando di far aderire la guancia alla vetroresina bianca del ponte. Gli schizzi d’acqua gli avevano già bagnato i capelli e il suo nuovo ruolo da polena non gli piaceva per niente.

“Becchi uno qualsiasi di quei tizi!” propose Mainardi, entusiasta. Era praticamente cementato a un giubbotto di salvataggio.

“Sarebbe meglio se sparasse alla barra del timone, signore,” intervenne un finanziere.

Sensi tirò fuori la pistola ed esplose un colpo. “Sarebbe quello?” chiese.

Il finanziere fece una strana espressione. “No, signore. Quello è il mezzo-marinaio. Il timone è quella sorta di cloche un po’ più a destra… no, ora c’è davanti un uomo…”

“Così va bene?” chiese Sensi, sparando di nuovo.

“Non proprio, signore. Anche se credo che il radar gli servisse. No, è quell’oggetto… assomiglia a un joystick.”

“Poteva dirlo subito, no?” si lamentò Sensi, e sparò ancora. “Per favore… adesso mi fate scendere?”

La Riu lo aiutò a tornare a poppa, mentre l’Arsenio, davanti a loro, abbassava i giri del motore e, ormai senza possibilità di manovra, si arrendeva ai finanzieri.

Un paio di barchette da diporto, nelle vicinanze, iniziarono ad avvicinarsi per assistere alla scena.

L’ultima cosa che Sensi vide fu, in lontananza, una tizia tettona in un minuscolo bikini che saltellava eccitata sopra a una barca.

Chissà come fa a non cadere, si chiese, mentre il suo campo visivo diventava nero.

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