martedì 6 ottobre 2009

Clamidia - 18

A Sensi quei ladri iniziavano a stare sulle palle. Questa volta avevano derubato una gioielleria in piazza Cavour o, come veniva chiamata normalmente, piazza del Mercato.
Il mercato c’era ancora, tutte le mattine. La larga piazza rettangolare, attraversata per il lungo da corso Cavour, era coperta da un’avveniristica tettoia di vetro e acciaio bianco a forma di onda - o di vela, non si era capito bene.
Erano anni che il consiglio comunale varava solo progetti che in qualche dettaglio rimandassero al mare, “vera risorsa della città”. In questo modo Spezia si era travata ad avere un centro fieristico che somigliava a una lattina di acciughe (molto marino) e una fontana che in teoria avrebbe dovuto rappresentare quattro vele, ma in pratica era chiaramente un organo genitale femminile gigantesco se vista di fronte e un deretano se vista di lato.
Piazza del Mercato, nel complesso, non era così male: quanto meno la nuova copertura aveva un aspetto serio.
La gioielleria Cavour era una delle più vecchie della città e si trovava sul lato Est della piazza, tra un Benetton e una merceria.
La saracinesca era semplicemente alzata, della porta blindata erano stati segati i cardini, la cassaforte aperta.
Sensi osservò il buco nel muro con la fronte aggrottata.
“Questa volta non possono averci messo meno di sei minuti,” disse, lanciando uno sguardo irritato verso la Riu.
Lei incrociò le braccia. “Questa volta hanno disattivato l’allarme.”
Sensi avvertì chiaramente che stava per ricevere un’altra notizia di merda. “Ah,” disse, “significa che da qualche parte abbiamo anche un gioielliere rapito?”
La Riu fece una smorfia. “Non esattamente, signore. Diciamo che l’idea di fondo era quella.”
“Me lo può spiegare o vuole far salire la suspense?”
“Sono andati a casa dei signori Russo, i proprietari della gioielleria, e si sono fatti aprire la porta pistola alla mano. Dopo essersi fatti dare la combinazione del sistema d’allarme e della cassaforte hanno chiesto le chiavi della porta, solo che i proprietari non le avevano.”
“Non avevano le chiavi del loro negozio?”
La Riu scosse la testa. “Una copia era rimasta in negozio per errore, l’altra ce l’aveva il figlio, che avrebbe aperto domani mattina.”
“E il figlio abita…”
“Dall’altra parte della città. La porta non è un problema insormontabile, anche se non hai la chiave. Così due dei ladri – dei rapinatori, a questo punto – sono andati al negozio, mentre il terzo restava con i coniugi Russo.”
“E questi coniugi Russo, adesso, dove sono?”
“A casa loro, in via dei Mille.” Visto che il commissario la guardava con espressione vuota, la Riu aggiunse: “La strada qua accanto.”
“Mh,” grugnì lui. “Vado a parlargli.”

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