mercoledì 30 settembre 2009

Clamidia - 10

Schneider aveva capito chiaramente che il commissario Sensi della polizia italiana non gli voleva parlare. Non aveva risposto alla sua chiamata delle otto, non aveva risposto alla sua chiamata delle nove e ora, che era quasi mezzogiorno, continuava a non rispondere.
A meno che i poliziotti italiani non avessero l’abitudine di andare al lavoro in tarda mattinata (ah-ah!) era chiaro che questo Sensi lo evitava.
(Il cellulare di Sensi, abbandonato sulla sua scrivania, smise di vibrare e di emettere la sua lugubre musichetta, mentre il commissario sceglieva la bevanda desiderata al distributore automatico del secondo piano.)
Schneider decise che l’avrebbe rintracciato in un altro modo.
Ogni commissario, in Germania come in Italia, rispondeva a un questore, questo era un fatto. Ma il questore Salvemini, appurò pochi minuti più tardi, non era in sede.
Contrariato, Schneider decise di rivolgersi direttamente alla Procura della Repubblica.
Recuperò il numero di telefono del tribunale della Spezia e chiese di essere messo in contatto con un procuratore che lavorava con il commissario Sensi.
Qualche minuto più tardi gli fu passato un certo dottor Marini.
(Marini, che parlava inglese malissimo, iniziò a sudare nella sua camicia di poliestere.)
“Sì, buongiorno, sono il commissario Schneider,” disse Schneider, che si era preparato mentalmente un discorsetto. “Io preferirei parlare con commissario Sensi, ma forse lei sa dove è ubicato.”
Marini, nel panico, aveva capito soltanto “commissario Sensi”, ma non voleva darlo a intendere.
“Ees at a miiting,” sillabò nella cornetta. “For a rachett problem.”
“Racket?” ripeté Schneider, i cui limiti linguistici erano stati abbondantemente raggiunti.
Marini, nel panico, iniziò a sventolare una mano. “Mafia!” esclamò, nel suo miglior tono esplicativo.
“Ah-aaa!” fece Schneider, soddisfatto. Almeno ora non cercavano più di negare che si trattasse di un problema di natura mafiosa! Senz’altro questo Sensi stava riferendo ai suoi superiori e aveva pensato che fosse meglio non parlargli finché non decidevano la loro linea di condotta.
“Thank you very much indeed,” disse al dottor Marini.
Marini ci pensò un istante. “Naffing at ol!” rispose, felice di essersela cavata così bene.
Forse, rifletté, Sensi non era nemmeno l’immondo cialtrone che aveva sempre creduto. Chiaramente era in una grossa inchiesta.
Marini si prese l’appunto mentale di informarsi senza darlo a vedere durante la pausa pranzo.

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