lunedì 20 luglio 2009

L'appartamento di sopra - 9

“Era alto, forse tre metri…” piagnucolava Chiara, al suo arrivo. “Sembrava come… un ratto, o un altro roditore, però con la faccia da uccello, e poi…”
“Stia calma, signorina,” le stava dicendo Tudini, tenendole la mano.
Sensi si avvicinò. Chiara era seduta al tavolo della cucina, era in lacrime, aveva la faccia rossa, il naso umido e lo sguardo di una che sta perdendo la ragione.
“Da dove è entrato?” chiese, sedendosi sull’altra sedia.
Lei continuò a piangere. “È… è… è come sprofondato dal soffitto… dalla macchia di sangue…”
Chiara lo guardò come se non avesse idea di chi fosse. “Ha… annusato il letto… poi… poi…”
“Dov’è la signora in questione?” chiese una voce maschile, in quel momento.
Tudini si voltò. “Qua,” disse.
Sulla porta erano comparsi due uomini vestiti da volontari della Croce Rossa. Erano, notò Sensi, grossi come due armadi e non sembravano minimamente toccati dalla vista di una donna in lacrime.
“Sono qua per portarla all’ospedale,” le spiegò Tudini, gentilmente.
“A… all’ospedale?” tartagliò lei.
“È molto scossa e…”
Chiara si alzò in piedi di scatto e iniziò a urlare: “Io non sono pazza! So quello che ho visto! C’era un gigantesco coso nella mia camera da letto ed era un mostro!”
“Signorina Rosaio, cerchi di capire…” provò a placarla Tudini.
“Abbiamo un ordine di trattamento sanitario obbligatorio,” disse, tempestivamente, uno dei due uomini della Croce Rossa.
“Io non sono pazza!” gridò Chiara, cercando di strattonare via la mano da Tudini. Lui la tenne con più energia.
“Mollami, bastardo!” strillò lei.
“Lei deve…” provò a imporsi l’altro.
“Lasciala.”
Tudini, Chiara e gli uomini della Croce Rossa si voltarono verso Sensi, che aveva parlato con calma e, con altrettanta calma, aveva chiuso una mano attorno al polso di Tudini.
“Lasciala, Massimiliano,” ripeté. Tudini aprì le dita.
“Scusi, lei chi sarebbe?” chiese, invece, uno degli uomini della Croce Rossa.
“Il commissario capo. Uscite per qualche minuto, per favore.”
“Scusi, non credo che sia sicuro…”
“Scusi, non credo che si renda conto che questa donna pesa la metà di me e non ha neanche una pistola. Adesso uscite.”
Qualche minuto più tardi Chiara emerse dalla cucina. Aveva gli occhi asciutti, un borsone a tracolla e sembrava un po’ più tranquilla.
“Andiamo,” disse ai due uomini della Croce Rossa.
Sensi emerse dalla cucina dopo di lei e la salutò con una mano mentre si allontanava con i due uomini.
“Come hai fatto a convincerla?” chiese Tudini.
L’altro sorrise appena. “Una piccola bugia a fin di bene: le ho detto che all’ospedale il demone non l’avrebbe trovata.”
“Ah. Buona idea.”
“Naturalmente sempre il che il demone non la voglia trovare,” rispose il commissario.

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