venerdì 17 luglio 2009

L'appartamento di sopra - 4

Chiara era consapevole che Ermanno non era esattamente entusiasta di iniziare una relazione con lei, ma non pensava che vedendola entrare nuda nella sua stanza da letto avrebbe avuto una reazione così negativa.

Il commissario aveva spinto via il copriletto e le lenzuola e adesso se ne stava rannicchiato contro la testiera, con le ginocchia attaccate al petto. Aveva lo sguardo fisso sulla porzione di letto davanti a sé, dove c’era una macchiolina rossa.

“Oh,” disse Chiara, “forse ieri sera abbiamo esagerato.”

Sensi voltò lentamente lo sguardo su di lei.

“Non mi risulta che abbiamo fatto sesso appesi al lampadario. Molto energico, a giudicare dalla macchia.”

Chiara alzò gli occhi. Proprio sopra il letto, nell’intonaco chiaro del soffitto, si allargava una macchia rosso scuro, liquida. Sembrava che stesse… una goccia cadde sul lenzuolo in quel momento.

Sì, stava decisamente gocciolando.

“Oh, Cristo, bisogna chiamare la polizia!” esclamò.

Sensi le rivolse uno sguardo vacuo. “Fai conto di averlo già fatto.”

“Giusto. Oh, merda. Merda, Ermanno! Sta gocciolando sul mio letto!”

“Davvero incivile.”

“Ma no! Volevo dire… è sangue?”

“A meno che non stiano preparando un hot-dog al ketchup davvero gigante e le cose gli siano sfuggite un po’ di mano…” commentò l’altro, quieto. Poi si rivoltò e avvicinò la faccia alle gocce sul lenzuolo. “Ma no, è sangue.” Sollevò lo sguardo su di lei, uno sguardo rosso e fisso come quello di un coyote davanti ai fari di una macchina. “Sangue umano.”

Chiara retrocesse lentamente fino alla porta della stanza. “Chi sei tu?” gridò.

Il commissario tornò a guardarla. I suoi occhi erano grigi e infossati e un po’ pensierosi come sempre.

“Era una domanda retorica, spero,” disse.

“Dio… i tuoi occhi, per un istante… Cristo. Scusa, sono sconvolta. Forse ho le allucinazioni. Che cosa…” Si sedette a terra, con le gambe davanti a sé. “Che cosa facciamo?”

L’altro scese cautamente dal letto.

“Mi toccherà andare a dare un’occhiata.”

Raccolse da terra le mutande e se le infilò con calma. “Fossi in te mi vestirei. Be’, a meno che tu non voglia farti una sveltina sul luogo del delitto.”

“Ermanno!”

Lui si infilò anche la maglietta, una cosa nera con sopra il nome di un movimento architettonico dei primi decenni del novecento.

“Scherzavo. Alla mattina le sveltine non mi riescono, solo sesso pacato e letargico, mi dispiace. E per il sesso pacato e letargico credo di non avere tempo.”

Dal soffitto cadde un’altra goccia.

“Forse dovrei metterci sotto un sacchetto o qualcosa,” disse lei.

“Giusto. Non c’è motivo di sporcare un eccellente materasso.”

Chiara si rialzò in piedi. Le tremavano le mani, le gambe non la reggevano. Probabilmente stava per mettersi a piangere e quella sottospecie di fidanzato che non la voleva nemmeno continuava a vestirsi con calma assurda.

“Cristo santo, Ermanno, è morto qualcuno!”

“È piuttosto probabile. Di sopra dev’esserci un lago, e uno non può perdere un lago di sangue e restare vivo.”

A quel punto Chiara iniziò a piangere davvero. Dalle sue labbra uscì un lungo lamento disperato, mentre si copriva gli occhi con le mani e scivolava di nuovo a terra, contro la parete.

Qualcuno la prese sotto le ascelle e la tirò su.

“Avanti, avanti. Muore qualcuno tutti i giorni, sai?” Sensi la prese senza tante cerimonie sotto alle chiappe e la portò in cucina di peso. Uscì dalla stanza e tornò poco dopo, con un fagotto di panni tra le mani.

“Vestiti. La polizia la chiamo io appena ho controllato di sopra. È più pratico.”

“Ermanno…” mugolò lei, accasciata su una sedia.

“Resta qua, su questa sedia, e non ti succederà proprio niente,” disse lui. Poi fece una delle cose più strane che Chiara avesse mai visto fare a un uomo. Prese il sale dal barattolo e lo rovesciò deliberatamente tutto attorno a lei, formando un cerchio sul pavimento.

“Che cosa…?”

“Stai lì. Non chiamare la polizia. Non ancora. Torno tra qualche minuto, credo.”

“Come sarebbe a dire credo!? Io qua da sola non ci resto! C’è un morto al piano di sopra! Che cosa hai fatto con il sale?”

Sensi chiuse gli occhi. Sembrava irritato. Sembrava estenuato.

Chiara lo vide come in sogno appoggiarle una mano sopra alla gola, poi non vide più niente.

5 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

Oh, bene!
Un po' di soprannaturale per movimentare le cose!

Susanna Raule ha detto...

a questo giro contaci.

Antar ha detto...

Ho aspettato la quarta puntata per non procedere troppo a singhiozzo.
Ma mo' ho bisogno della quinta.
Ti prego, la quinta sola e poi sto buono. Lo vedi come sto? Dammi una puntata. Una sola.

Luca Bonisoli ha detto...

Oddio, siamo solo al quarto capitolo e c'è già qualcuno in crisi d'astinenza...
Lo sapevi, Susanna, che i tuoi racconti danno dipendenza? ;-)

Susanna Raule ha detto...

antar, tranquillo, puoi uscirne quando vuoi, non farti prendere dal panico.