giovedì 16 luglio 2009

L'appartamento di sopra - 2

Paolo Sorriso e Johan Milovich in effetti non erano morti. Dormivano molto profondamente, questo sì, ma per il resto stavano piuttosto bene. Quando sentirono suonare alla porta Johan guardò la sveglia con aria stupita, come se si aspettasse che fosse già mattina. Paolo, di riflessi più pronti, lanciò una bestemmia e scese dal letto. Aveva altri piani per la nottata.
“Chi è a quest’ora?” chiese.
Al contrario di Johan non aveva guardato la sveglia, quindi non sapeva con certezza che erano le due e mezza di notte, ma gli era ben chiaro che non era il solito orario del postino.
Guardò dallo spioncino.
Davanti a lui c’era un ragazzo gotico, belloccio, dall’espressione un po’ irritata, che teneva davanti a sé un distintivo.
“Commissario Sensi, polizia,” disse il tizio.
Paolo aprì la porta.
“Che succede?”
“Una vicina rompipalle si è lamentata del rumore,” spiegò il tizio.
“Ma lei è davvero un poliziotto?”
L’altro non sembrò affatto turbato dalla domanda. “No, sono un burlone notturno. Senta, c’è qualcun altro in casa con lei?”
Paolo si accigliò. “Il mio compagno, perché?”
In quel momento, ciabattando, arrivò il diretto interessato. Johan aveva un ciuffo di capelli biondi appiccicato sulla fronte e una t-shirt grigia. Per il resto era come mamma l’aveva fatto.
“Chi è questo bel tipo?” chiese.
Il poliziotto gli rivolse un sorriso che a Paolo sembrò di maligna soddisfazione.
“Uno che è venuto a controllare che foste ancora vivi tutti e due. Ora che l’ho fatto è mio dovere avvisarvi che ci saranno altri schiamazzi notturni a seguire.”
“Eh?” fece Paolo.
“Eh?” fece Johan.
“Io vi ho avvertiti, ok?”
Poi, inaspettatamente come era apparso, il supposto poliziotto sparì giù per le scale.
Una decina di minuti più tardi Johan, semi-addormentato, allungò la mano verso il comodino per prendere i suoi tappi per le orecchie.
Dall’appartamento di sotto provenivano dei lamenti animaleschi. Il pensiero che qualcuno avesse bisogno di aiuto non gli attraversò il cervello nemmeno per un secondo.

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