lunedì 27 luglio 2009

L'appartamento di sopra - 19

“Adesso potresti spiegarmi qualcosa?” disse Chiara, quando furono sulla jeep di lui. Indossava di nuovo un completo abbigliamento da uscita, per quanto la maglietta fosse un po’ stropicciata.
In ogni caso lo stesso si poteva dire della maglietta di Sensi, che per un motivo o per l’altro non se la cambiava da due giorni.
“Non sapevo che lavorassi nella casa per anziani di San Terenzo,” rispose lui.
“Sì, faccio l’OTA.”
“Non ho mai provato alcun trasporto per le discipline orientali,” commentò il commissario.
Chiara lo guardò in cagnesco. “Significa…”
“Operatore Tecnico Assistenziale, lo so.”
“Già. Queste spiegazioni?”
Sensi si immise in via Buonviaggio, imprecando contro il traffico di metà mattinata.
“Be’, qualcuno ha visto il tuo stesso mostro dentro la casa di riposo,” confessò, alla fine.
“Almeno significa che non sono matta, eh?”
Sensi inarcò un sopracciglio. “Non te l’avevo già detto io?”
“Sì, ma tu non conti. Sei più matto di me.”
“Oh, eccellente. Ti ricordo che stamattina, per proteggerti, sono stato leccato da…”
Il telefono del commissario iniziò a emettere la consueta musichetta lugubre.
“Sì?” rispose lui, con aria seccata.
Ascoltò per qualche minuto.
“Arrivo,” disse, alla fine.
Si voltò verso Chiara. “Se ti lascio le chiavi della macchina posso sperare che la ritroverò tutta intera?” chiese, con un’espressione indecifrabile negli occhi.
“Guarda che io guido benissimo!”
Sensi sospirò. “Allora andremo all’ospedale, poi tu tornerai a casa con la mia jeep.”
“Ospedale? Quale ospedale? Io al Felettino non ci torno!”
L’altro ospedale,” precisò Sensi.

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